Comune di Albano Laziale
Scarica il patto di collaborazione per Albano Laziale
Nel corso del 2021, in Via La Spezia, siamo intervenuti allestendo aree verdi mettendo a dimora varie specie arboree, quali:
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Nel corso del 2021, in Via La Spezia, siamo intervenuti allestendo aree verdi mettendo a dimora varie specie arboree, quali:
Pianta suffruticosa della famiglia delle Lamiaceae, alta al massimo mezzo metro e legnosa solo alla base, dall’intenso e caratteristico odore. Le foglie sono verdi-grigiastre per la presenza di peli stellati, a lamina lanceolata allungata e disposte in posizione opposta lungo il fusto. Il nome comune della specie, come anche quello scientifico del genere (Lavandula), che richiama il gerundio latino del verbo lavare, trae origine dal fatto che queste piante erano molto utilizzate nell'antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo. Ancora oggi la lavanda è diffusamente coltivata (in Italia soprattutto in Piemonte e Toscana) per l’utilizzo nell’industria cosmetica come base per la profumazione di saponi e detersivi. Nel Lazio è presente come alloctona casuale nella zona costiera di Latina in ambiente rupestre.
Arbusto sempreverde alto fino a 4-5 m, ramificato dalla base, con i rami giovani pubescenti. Ampiamente utilizzato per siepi e arredi urbani anche per le abbondanti fioriture prolungate dall’autunno alla primavera; ambiente: macchie, boschi termofili, rupi.
Arbusto sempreverde, tra i più tipici della macchia sclerofilla litoranea. Ha chioma fitta e molto ramificata, dal caratteristico odore resinoso e foglie paripennate, composte da 6-10 foglioline; ambiente: macchia mediterranea, dune, boscaglie termofili.
Specie sempreverde con portamento sia arboreo sia arbustivo, raggiunge al massimo 8 – 10 metri di altezza; il tronco è sempre molto ramificato e la chioma è compatta. Le caratteristiche bacche dalla buccia rossa rugosa maturano in autunno
Piccolo albero a crescita molto lenta che può vivere sino a 500 anni. Il tronco è sinuoso e la corteccia liscia; i fiori di colore bianco molto profumati e i frutti rossi persistenti ne fanno una pianta molto usata negli arredi urbani.
Albero alto fino a 25 m con chioma sempreverde; il tronco presenta una scorza rugosa grigio-brunastra, screpolata in placchette subrettangolari. Grazie alla particolare resistenza alle avversità e ai danni da inquinamento è molto comune come albero ornamentale nel verde urbano.
Albero deciduo di medie dimensioni (altezza massima 15-20 m circa) o più raramente arbusto. Ha tronco sottile, eretto e fittamente ramificato, e chioma arrotondata. I rami giovani sono pubescenti e con lenticelle. Le foglie sono imparipennate, con 6-7 paia di foglioline sessili, lanceolate e con margine seghettato, glaucescenti sulla pagina inferiore per pubescenza diffusa, viranti al rosso-sanguigno in autunno. Le infiorescenze sono formate da ampi corimbi di fiori bianchi, che in autunno danno origine a pesanti grappoli di piccoli pomi globosi, di colore rosso corallo o arancio, persistenti durante tutto l’inverno. Il nome comune deriva dall’utilizzo dei frutti, particolarmente appetiti dall’avifauna migratoria, nella pratica tradizionale dell’uccellagione mediante reti e trappole. Ambiente: boschi freschi montani, faggete. Consigli per la coltivazione e la cura
Pianta suffruticosa a portamento eretto, alta 40-60 cm, eccezionalmente fino ad un metro, densamente fogliosa e di colore grigiastro per la fitta peluria. I rami giovani sono anch’essi tomentosi e angolosi. La pianta è aromatica. Le foglie sono persistenti, opposte, lineari-lanceolate, lunghe 1–3 cm, con margine ripiegato, bianco-tomentose su entrambe le pagine. I fiori sono riuniti in e ovato-cilindriche a spiga di 2-3 cm, vistose e compatte, sormontate da di 2-3 brattee ben sviluppate, di colore viola o blu. I fiori hanno corolla a petali fusi di colore blu-violaceo, lunga circa mezzo centimetro. A differenza della congenere L. angustifolia, la lavanda selvatica, pur producendo un olio essenziale utilizzabile in profumeria, non trova un impiego significativo. Nel Lazio è specie rara, rinvenibile come spontanea in zone di gariga e macchia bassa a Cerveteri, negli Ausoni-Aurunci e nelle isole ponziane.
Tipico elemento delle formazioni arbustive e di gariga costiere. È un arbuto di altezza massima 120 cm dal portamento inizialmente eretto e poi decombente e cespuglioso. Il fusto è peloso e le foglie sono lineari-lanceolate, sessili, con margine revoluto, tomentose e vischiose al tatto, con forte e gradevole odore aromatico. I fiori sono di colore bianco, a 5 petali, con una piccola macchia gialla alla base, riuniti in piccoli racemi. Il frutto è una capsula di forma ovale, contenente numerosi semi. Il cisto marino ha un ciclo vegetativo autunno-primaverile, culminante con la fioritura nei mesi di aprile-maggio. Nel periodo estivo entra in riposo vegetativo per riprendere l'attività solo con le piogge autunnali. Ricolonizza facilmente le aree percorse da incendi in quanto i semi hanno un’elevata capacità di resistenza al fuoco.
Pianta arbustiva sempreverde a portamento cespuglioso, alta fino a 6 m, con fusto eretto e ramificato fin dalla base. Le foglie sono lanceolate, lunghe 8-14 cm, coriacee e lucide superiormente e presentano specifici adattamenti all’aridità. Allo stato spontaneo non sopporta temperature inferiori ai 5-7 gradi centigradi. Fiori ermafroditi raccolti in corimbi, di colore che va dal bianco al roseo o al giallo e al rosso carminio, molto vistosi. L'oleandro è una pianta velenosa in tutte le sue parti per la presenza di alcaloidi tossici, ma in particolare le foglie contengono glucosidi, oli eterei e acidi organici fortemente tossici. In natura l’oleandro cresce prevalentemente in ambienti sassoso-sabbiosi lungo il greto di fiumi e torrenti a portata intermittente (le fiumare calabre e siciliane). Per la bellezza delle fioriture l’oleandro è ampiamente utilizzato, specie nel centro-sud, come ornamentale in giardini privati e alberature stradali ma anche per rinverdire scarpate autostradali.
Albero sempreverde, molto longevo, di altezza fino a 10-15 m, con apparato radicale molto esteso e superficiale in grado di garantire alla pianta vigorosità anche su terreni rocciosi. Il tronco diviene con l'età largamente espanso alla base, irregolare, sinuoso e nodoso, spesso cavo; la chioma è grigio-argentea, densa e molto espansa negli esemplari non coltivati. La corteccia è grigio-verde e liscia da giovane, poi nodosa e screpolata. Le foglie sono semplici e opposte, coriacee, lanceolate, con margine intero, spesso revoluto. La pagina superiore è opaca, di colore verde glauco e glabra, quella inferiore è più chiara, sericeo-argentea per la presenza di peli con nervatura mediana prominente. I frutti sono drupe ovoidali (olive), di colore variabile dal verde al giallo al viola al nero violaceo, con mesocarpo oleoso e nocciolo legnoso. È specie tipicamente termofila ed eliofila, predilige climi secchi e asciutti ed è sensibile alle basse temperature. Vegeta nei terreni sciolti, grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante; è inoltre una delle specie più tolleranti alla salinità e può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.