Comune di Monterotondo (eseguita nel novembre 2021)
Scarica il patto di collaborazione per Comune di Monterotondo
Nel corso del 2021, presso il Parco Pubblico Don Puglisi è stato l’intervento di piantumazione di diverse specie, quali:
Comune di Monterotondo (eseguita nel novembre 2021)
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Nel corso del 2021, presso il Parco Pubblico Don Puglisi è stato l’intervento di piantumazione di diverse specie, quali:
Specie sempreverde con portamento sia arboreo sia arbustivo, raggiunge al massimo 8 – 10 metri di altezza; il tronco è sempre molto ramificato e la chioma è compatta. Le caratteristiche bacche dalla buccia rossa rugosa maturano in autunno
L'ippocastano è una pianta della famiglia delle Sapindacee originaria dell'Europa orientale, introdotta in Europa nel XVI secolo. Albero longevo e rustico, può raggiungere 25-30 metri di altezza; la chioma è espansa e compatta, di aspetto tondeggiante o piramidale. I rami sono lenticellati, con gemme grandi e vischiose. La corteccia è bruna e liscia, desquamante con l'età. Presenta foglie decidue palmato-settate, costituite da 5-7 foglioline obovate a margine seghettato lunghe fino a 20 cm, con picciolo di 10-15 cm. I fiori bianchi sono riuniti in grandi infiorescenze a pannocchia (fino a 20 cm e composte da 50 fiori). La fioritura avviene nei mesi di aprile-maggio. I frutti sono grosse capsule rotonde e verdastre, munite di corti aculei, che si aprono in tre valve contenenti uno o più grossi semi di colore bruno lucido chiamate “castagne matte”. È pianta officinale dai molteplici usi. In passato i frutti, leggermente tossici, trovavano impiego nella medicina veterinaria (da cui il significato del nome di “castagno dei cavalli”). Oggi è molto usato come ornamentale nei viali e localmente naturalizzato.
Arbusto e albero caducifoglio dalla precoce fioritura di colore rosa acceso, ampiamente utilizzato nelle alberature urbane; ambiente: arbusteti e boscaglie, rupi termofile.
Piccolo arbusto sempreverde, tipico della macchia litoranea bassa e del sottobosco della sughereta, che raggiunge al massimo i 60 cm di altezza. Il fusto è ramificato e lignificato nella parte basale, le foglie sono ovali o ellittiche e i fiori bianchi con cinque petali.
Arbusto caducifoglio dal caratteristico fogliame rosso-violetto in autunno; ambiente: boscaglie e boschi di latifoglie, arbusteti.
Arbusto o piccolo albero (fino a 5-6 m di altezza), il biancospino selvatico è un elemento dei boschi freschi collinari e montani e degli arbusteti di ricolonizzazione. Molto simile al biancospino comune, se ne differenzia per le foglie ellittico-obovate, dai lobi meno profondi e marcati. Sia le foglie che i frutti (piccoli pomi ellissoidali rossi di 8-10 mm di diametro) hanno proprietà officinali. Il legno di colore rossastro, duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Ambiente: boschi mesofili, margini forestali e arbusteti Consigli per la coltivazione e la cura
Piccolo albero a crescita molto lenta che può vivere sino a 500 anni. Il tronco è sinuoso e la corteccia liscia; i fiori di colore bianco molto profumati e i frutti rossi persistenti ne fanno una pianta molto usata negli arredi urbani.
Albero sempreverde, molto longevo, alto fino a 30 m (gli esemplari più vecchi possono superare i 50 m), con tronco diritto e robusto e chioma di forma molto variabile, da conico-piramidale allungata, spesso ramificata fin dalla base (var. pyramidalis o 'stricta') a espansa con rami patenti o quasi orizzontali (var. horizontalis). La corteccia è grigiastra e fibrosa, fessurata in senso longitudinale. Il legno è bicolore, con duramen bruno e alburno bianco-giallastro; sono presenti falsi anelli dovuti al riposo estivo che la specie attua come adattamento alla siccità estiva. Le foglie sono ridotte a squame di 1 mm, strettamente embricate e appressate ai rametti. I fiori femminili dopo l'impollinazione si sviluppano in strobili subsferici, verdi quando immaturi. Specie originaria del vicino oriente (Creta, Cipro, Siria), è stato introdotto in Italia in epoca antichissima, forse dagli Etruschi o addirittura dai Fenici, ed è attualmente diffuso in tutto l'areale del Mediterraneo dove si trova sia spontaneo che coltivato come pianta ornamentale. Data l’estrema frugalità è utilizzato anche a scopo forestale per consolidare terreni ripidi e sassosi.
Il melo è un piccolo albero deciduo di 3-10 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato radicale superficiale. Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, leggermente seghettate, con apice acuto e base arrotondata, di 5-12 X 3-6 cm, glabre superiormente e leggermente tomentose sulla pagina inferiore. I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-rosato e riuniti in piccoli corimbi. La fioritura avviene in primavera, contemporaneamente alla ripresa vegetativa. L'impollinazione è entomofila. Il frutto, detto pomo, o più comunemente mela, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale ed è perciò un falso frutto, mentre il frutto vero, derivato dall'accrescimento dell'ovario, è costituito in realtà dal torsolo. Il centro di origine del melo selvatico progenitore del melo coltivato sembra sia il Kazakistan.
Albero di dimensioni anche grandi (fino a 30 m) dalla corteccia marrone-violaceo. I fiori bianchi sono disposti in corimbi. Il frutto è una drupa carnosa molto apprezzata dagli uccelli. Ambiente: boschi e arbusteti.
Arbusto sempreverde della famiglia delle rosacee che non supera i 2 m di altezza, dai rametti spinescenti agli apici, con corteccia bruno-rosea. Le foglie, verde scuro e lucide nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore, sono intere e dentellate, appuntite, generalmente più larghe nella metà distale. È un arbusto ampiamente utilizzato come ornamentale per l’abbondante fioritura tardo primaverile e per i vistosi frutti rosso vivo o arancio, persistenti in inverno, che attirano molte specie di uccelli; la resistenza all’inquinamento atmosferico urbano lo rende molto utilizzato negli arredi urbani. Ambiente: boschi sempreverdi, leccete, siepi. Consigli per la coltivazione e la cura
Quercia caducifoglia dalla chioma ampia e rada, che raramente raggiunge i 20-25 m di altezza; ambiente: boschi termofili, arbusteti su pendii assolati
Il genere Tilia comprende molte specie diffuse nelle regioni temperate dell'Emisfero Nord, quasi tutte in grado di ibridare tra loro; l'ibrido più comune (peraltro raro nel Lazio) è Tilia x europea, derivante dall'incrocio tra T. cordata e T. platyphyllos e caratterizzato da caratteri intermedi tra le due specie (è perciò detto anche tiglio intermedio). Albero alto dai 15 ai 30 m, con chioma folta ed ampia, tronco ingrossato e presto ramificato; corteccia grigiastra, dapprima liscia, screpolata con l'età. Ha la particolarità di sviluppare numerosi polloni alla base del tronco che possono essere utilizzati per la moltiplicazione della pianta. Foglie alterne, cuoriformi, seghettate ad esclusione della parte basale, di color verde lucido superiormente, chiare ed opache sotto, pelose lungo le nervature della pagina inferiore. Pianta utilizzata come ornamentale per alberature stradali e parchi; I fiori ermafroditi, giallo pallido e molto profumati, danno un miele particolarmente dolce e profumato.
Arbusto sempreverde alto fino a 4-5 m, ramificato dalla base, con i rami giovani pubescenti. Ampiamente utilizzato per siepi e arredi urbani anche per le abbondanti fioriture prolungate dall’autunno alla primavera; ambiente: macchie, boschi termofili, rupi.
Piccolo arbusto deciduo, alto 1-4(5) m, con forte odore resinoso-aromatico; portamento eretto a fusti flessibili, ramificati fin dalla base; rami giovani pelosi a sezione subquadrangolare; corteccia grigio-bruna desquamante longitudinalmente. Foglie con picciolo di 4-5 cm e lamina di 15 x 12 cm divisa in 5-7 segmenti lanceolato-acuti, di colore verde-scuro sulla pagina superiore e biancastro inferiormente. Infiorescenza in lunghe e dense spighe (30 cm) terminali e ascellari formate da piccoli fiori bilabiati, di colore azzurro, viola pallido o roseo, gradevolmente profumati. Impollinazione entomogama. Habitat: alvei fluviali, letti delle fiumare, bassure umide fra le dune.