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Nel corso 2021, con il progetto OSSIGENO il piccolo giardino dell’associazione è stato arricchito con alberi da frutto e bordure, quali:
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Nel corso 2021, con il progetto OSSIGENO il piccolo giardino dell’associazione è stato arricchito con alberi da frutto e bordure, quali:
Specie sempreverde con portamento sia arboreo sia arbustivo, raggiunge al massimo 8 – 10 metri di altezza; il tronco è sempre molto ramificato e la chioma è compatta. Le caratteristiche bacche dalla buccia rossa rugosa maturano in autunno
Piccolo albero poco longevo generalmente non più alto di 5 m, con apparato radicale molto espanso; fusto breve e contorto, con rami numerosi e fragili e corteccia grigio. Le foglie sono alterne, palmato-lobate, con picciolo di 3-6 cm, e lamina (5-10 x 8-15 cm) verde scura, ruvida superiormente, pubescente e più chiara di sotto, di forma molto variabile per età e varietà delle piante. L’infiorescenza che poi si trasforma nell’infruttescenza commestibile (i ben noti “fichi”), detta siconio, può essere di colore dal verde–giallo o violetto-bluastro. La specie è “funzionalmente” dioica, cioè sono presenti piante con funzione maschile, che alloggiano l’insetto impollinatore (Blastophaga psenes) nei siconi, dove è anche prodotto il polline, dette fico maschio (o caprifico), e piante con funzione femminile (i veri fichi), che contengono piccolissimi fiori femminili fertili insieme alla polpa dolce e commestibile. I frutti del caprifico invece non sono commestibili in quanto privi di polpa. Sia caprifico che fico possono produrre tre fruttificazioni all’anno, conseguenti alle generazioni dell’insetto: i fioroni precoci (sempre senza semi) a giugno-luglio, i forniti tardo estivi (agosto-settembre); la terza fruttificazione (autunnale) dei cimaroli, è di norma di scarso rilievo nel nostro paese.
Il melo è un piccolo albero deciduo di 3-10 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato radicale superficiale. Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, leggermente seghettate, con apice acuto e base arrotondata, di 5-12 X 3-6 cm, glabre superiormente e leggermente tomentose sulla pagina inferiore. I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-rosato e riuniti in piccoli corimbi. La fioritura avviene in primavera, contemporaneamente alla ripresa vegetativa. L'impollinazione è entomofila. Il frutto, detto pomo, o più comunemente mela, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale ed è perciò un falso frutto, mentre il frutto vero, derivato dall'accrescimento dell'ovario, è costituito in realtà dal torsolo. Il centro di origine del melo selvatico progenitore del melo coltivato sembra sia il Kazakistan.
Il gelso nero è un basso albero o cespuglio arborescente deciduo con chioma rotonda e allargata e tronco irregolare, che può superare i 100 anni di età; l’epiteto specifico nigra è riferito al colore nerastro delle gemme e non dei frutti. Si differenzia dal M. alba per le foglie pubescenti nella pagina inferiore e ruvide in quella superiore, cuoriformi alla base e dal margine dentato. I fiori sono unisessuali e sono generalmente portati da piante separate o, più raramente, dalla stessa pianta. Dalle infiorescenze femminili originano dei falsi frutti (sorosi) simili a more di rovo allungate di colore rosso-violaceo e sapore dolce. Il gelso nero è originario dell’Asia minore, ma già in epoca antica era ampiamente diffuso in Europa come albero da frutto e successivamente, ma in misura minore rispetto al gelso bianco, per l’allevamento dei bachi da seta.
Albero sempreverde, molto longevo, di altezza fino a 10-15 m, con apparato radicale molto esteso e superficiale in grado di garantire alla pianta vigorosità anche su terreni rocciosi. Il tronco diviene con l'età largamente espanso alla base, irregolare, sinuoso e nodoso, spesso cavo; la chioma è grigio-argentea, densa e molto espansa negli esemplari non coltivati. La corteccia è grigio-verde e liscia da giovane, poi nodosa e screpolata. Le foglie sono semplici e opposte, coriacee, lanceolate, con margine intero, spesso revoluto. La pagina superiore è opaca, di colore verde glauco e glabra, quella inferiore è più chiara, sericeo-argentea per la presenza di peli con nervatura mediana prominente. I frutti sono drupe ovoidali (olive), di colore variabile dal verde al giallo al viola al nero violaceo, con mesocarpo oleoso e nocciolo legnoso. È specie tipicamente termofila ed eliofila, predilige climi secchi e asciutti ed è sensibile alle basse temperature. Vegeta nei terreni sciolti, grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante; è inoltre una delle specie più tolleranti alla salinità e può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
Piccolo albero da frutto caducifoglio (max 15 m), coltivato e naturalizzato in gran parte della regione. Si trova in boschi e boscaglie. Fiori bianchi.
Albero di dimensioni anche grandi (fino a 30 m) dalla corteccia marrone-violaceo. I fiori bianchi sono disposti in corimbi. Il frutto è una drupa carnosa molto apprezzata dagli uccelli. Ambiente: boschi e arbusteti.
Pianta suffruticosa della famiglia delle Lamiaceae, alta al massimo mezzo metro e legnosa solo alla base, dall’intenso e caratteristico odore. Le foglie sono verdi-grigiastre per la presenza di peli stellati, a lamina lanceolata allungata e disposte in posizione opposta lungo il fusto. Il nome comune della specie, come anche quello scientifico del genere (Lavandula), che richiama il gerundio latino del verbo lavare, trae origine dal fatto che queste piante erano molto utilizzate nell'antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo. Ancora oggi la lavanda è diffusamente coltivata (in Italia soprattutto in Piemonte e Toscana) per l’utilizzo nell’industria cosmetica come base per la profumazione di saponi e detersivi. Nel Lazio è presente come alloctona casuale nella zona costiera di Latina in ambiente rupestre.