Comune di Priverno
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Per gli interventi di piantumazioni sparse ed eterogenee in 16 differenti dislocazioni sono state piantate:
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Per gli interventi di piantumazioni sparse ed eterogenee in 16 differenti dislocazioni sono state piantate:
Specie sempreverde con portamento sia arboreo sia arbustivo, raggiunge al massimo 8 – 10 metri di altezza; il tronco è sempre molto ramificato e la chioma è compatta. Le caratteristiche bacche dalla buccia rossa rugosa maturano in autunno
Arbusto sempreverde alto fino a 4-5 m, ramificato dalla base, con i rami giovani pubescenti. Ampiamente utilizzato per siepi e arredi urbani anche per le abbondanti fioriture prolungate dall’autunno alla primavera; ambiente: macchie, boschi termofili, rupi.
Arbusto perenne o piccolo albero sempreverde. Le foglie sono aghiformi; i frutti, detti galbule o coccole, a maturazione assumono il caratteristico colore nero-bluastro. È una specie ad ampissima distribuzione grazie alla sua grande adattabilità a condizioni estreme.
Arbusto e basso albero caducifoglio; frutti (corniole) commestibili; ambiente: boscaglie e boschi di latifoglie, arbusteti.
Quercia caducifoglia dalla chioma ampia e rada, che raramente raggiunge i 20-25 m di altezza; ambiente: boschi termofili, arbusteti su pendii assolati
La tamerice comune è un arbusto o piccolo albero dell’altezza massima di 5-6 (10) metri, semi-sempreverde; il tronco è corto ed eretto, spesso incurvato, la corteccia rami si presenta di colore cinerino e profondamente incisa; la chioma è di forma cespugliosa ed irregolare, di un bel colore verde-grigio, con lunghi rami sottili e flessibili; i germogli sono di colore bruno-violaceo, con foglie squamiformi piccolissime ovato-lanceolate ad apice acuto, ricoprenti quasi completamente i rami; i fiori di colore biancastro o rosato, piccolissimi e numerosi, sono riuniti in spighe terminali molto frequentate dalle api per l’abbondante produzione di nettare e polline; il frutto si presenta come una capsula ingrossata alla base e sottile all'apice. La tamerice comune cresce negli ambienti litoranei e sui greti dei torrenti, sempre in terreni sciolti o sabbiosi, anche salini; è ampiamente utilizzata come ornamentale in giardini, e viali oppure per rimboschimenti in ambienti costieri e dunali.
Piccolo albero a crescita molto lenta che può vivere sino a 500 anni. Il tronco è sinuoso e la corteccia liscia; i fiori di colore bianco molto profumati e i frutti rossi persistenti ne fanno una pianta molto usata negli arredi urbani.
Piccolo albero poco longevo generalmente non più alto di 5 m, con apparato radicale molto espanso; fusto breve e contorto, con rami numerosi e fragili e corteccia grigio. Le foglie sono alterne, palmato-lobate, con picciolo di 3-6 cm, e lamina (5-10 x 8-15 cm) verde scura, ruvida superiormente, pubescente e più chiara di sotto, di forma molto variabile per età e varietà delle piante. L’infiorescenza che poi si trasforma nell’infruttescenza commestibile (i ben noti “fichi”), detta siconio, può essere di colore dal verde–giallo o violetto-bluastro. La specie è “funzionalmente” dioica, cioè sono presenti piante con funzione maschile, che alloggiano l’insetto impollinatore (Blastophaga psenes) nei siconi, dove è anche prodotto il polline, dette fico maschio (o caprifico), e piante con funzione femminile (i veri fichi), che contengono piccolissimi fiori femminili fertili insieme alla polpa dolce e commestibile. I frutti del caprifico invece non sono commestibili in quanto privi di polpa. Sia caprifico che fico possono produrre tre fruttificazioni all’anno, conseguenti alle generazioni dell’insetto: i fioroni precoci (sempre senza semi) a giugno-luglio, i forniti tardo estivi (agosto-settembre); la terza fruttificazione (autunnale) dei cimaroli, è di norma di scarso rilievo nel nostro paese.
Piccolo arbusto deciduo, alto 1-4(5) m, con forte odore resinoso-aromatico; portamento eretto a fusti flessibili, ramificati fin dalla base; rami giovani pelosi a sezione subquadrangolare; corteccia grigio-bruna desquamante longitudinalmente. Foglie con picciolo di 4-5 cm e lamina di 15 x 12 cm divisa in 5-7 segmenti lanceolato-acuti, di colore verde-scuro sulla pagina superiore e biancastro inferiormente. Infiorescenza in lunghe e dense spighe (30 cm) terminali e ascellari formate da piccoli fiori bilabiati, di colore azzurro, viola pallido o roseo, gradevolmente profumati. Impollinazione entomogama. Habitat: alvei fluviali, letti delle fiumare, bassure umide fra le dune.
Albero sempreverde, molto longevo, di altezza fino a 10-15 m, con apparato radicale molto esteso e superficiale in grado di garantire alla pianta vigorosità anche su terreni rocciosi. Il tronco diviene con l'età largamente espanso alla base, irregolare, sinuoso e nodoso, spesso cavo; la chioma è grigio-argentea, densa e molto espansa negli esemplari non coltivati. La corteccia è grigio-verde e liscia da giovane, poi nodosa e screpolata. Le foglie sono semplici e opposte, coriacee, lanceolate, con margine intero, spesso revoluto. La pagina superiore è opaca, di colore verde glauco e glabra, quella inferiore è più chiara, sericeo-argentea per la presenza di peli con nervatura mediana prominente. I frutti sono drupe ovoidali (olive), di colore variabile dal verde al giallo al viola al nero violaceo, con mesocarpo oleoso e nocciolo legnoso. È specie tipicamente termofila ed eliofila, predilige climi secchi e asciutti ed è sensibile alle basse temperature. Vegeta nei terreni sciolti, grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante; è inoltre una delle specie più tolleranti alla salinità e può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
Arbusto sempreverde, tra i più tipici della macchia sclerofilla litoranea. Ha chioma fitta e molto ramificata, dal caratteristico odore resinoso e foglie paripennate, composte da 6-10 foglioline; ambiente: macchia mediterranea, dune, boscaglie termofili.
Albero sempreverde che può raggiungere i 20 – 25 metri di altezza e un diametro del tronco di un paio di metri. La chioma è molto espansa. La corteccia, da cui si ricava il sughero, è spessa e spugnosa, rende la pianta particolarmente resistente agli incendi.
Grande albero, che può raggiungere i 35 m di altezza e diametri superiori al metro, meno longevo delle altre querce caducifoglie. Ha tronco dritto e slanciato, in bosco ramificato dal terzo superiore e chioma mediamente densa. La corteccia, dapprima grigia e liscia, dopo una decina di anni forma solchi profondi di colore rossastro, più evidenti nella stagione vegetativa. Le foglie sono di forma molto variabile, tardivamente caduche e scabre superiormente; spesso profondamente lobate, quasi a toccare la nervatura centrale, in numero di 4-7 lobi per lato, sono però molto variabili, anche nella stessa pianta e/o in diverse fasi fenologiche. Le ghiande sono grandi e coperte fino a metà da una cupola emisferica, formata caratteristicamente da squame divergenti lunghe anche 1 cm; contengono molto tannino e sono perciò poco appetite dagli animali. Il legno è poco pregiato; in passato veniva impiegato per la produzione di traverse ferroviarie e doghe da botti, ma oggi è utilizzato quasi esclusivamente come legna da ardere e per la produzione di carbone. È una specie tendenzialmente mesofila, sebbene possa vegetare in un ampio range altitudinale, essendo, di fatto, limitata verso il basso dalla lecceta e verso l’alto dalla faggeta. Nei riguardi del terreno l'optimum è rappresentato da suoli vulcanici a reazione sub-acida.
Albero alto fino a 25 m con chioma sempreverde; il tronco presenta una scorza rugosa grigio-brunastra, screpolata in placchette subrettangolari. Grazie alla particolare resistenza alle avversità e ai danni da inquinamento è molto comune come albero ornamentale nel verde urbano.
Albero non molto longevo di piccolo-medie dimensioni (altezza max 25 m), con fusto diritto e slanciato, chioma arrotondata, rami sottili ascendenti; la corteccia è liscia, grigio-verdastra o biancastra con grosse lenticelle, screpolantesi in età avanzata. Foglie di forma variabile, quelle dei rami di accrescimento triangolari-ovate, con lungo picciolo cilindrico ed apice acuto, superiormente glabre, più o meno pubescenti sotto; foglie dei rami fioriferi glabre su entrambe le pagine, sub-orbicolari, acute o arrotondate all'apice, a bordo dentato (3-7 x 3-8 cm), più chiare inferiormente, con picciolo compresso perpendicolarmente alla lamina, caratteristica che le rende estremamente mobili al vento. Pianta dioica, con fiori in amenti coperti di fitta e lunga peluria, i maschili grossi e incurvati, i femminili più lunghi. Specie a vastissimo areale euroasiatico, in Italia è presente in tutto il territorio, dal piano basale fino a 2000 m. Predilige terreni freschi e fertili e assolati, ma tollera la copertura in formazioni miste. Colonizza con facilità radure boschive e terreni privi di vegetazione ed emette naturalmente polloni radicali.
Piccolo albero (max 10 m) appartenente alla famiglia delle Fabacee, sempreverde a crescita molto lenta. Produce baccelli commestibili, le carrube. Ambiente: macchie e boscaglie costiere.
Arbusto e albero caducifoglio dalla precoce fioritura di colore rosa acceso, ampiamente utilizzato nelle alberature urbane; ambiente: arbusteti e boscaglie, rupi termofile.
Albero alto fino a 20-25 m, dalla chioma aperta. I giovani rami sono sottili e flessibili, a volte penduli, arancio-rossastri, e sericei come le gemme. La corteccia è grigiastra, con tonalità giallo-rossastre, fessurata longitudinalmente. Le foglie, alterne, hanno lamina lanceolato-acuminata lunga fino a 12 cm, finemente seghettata, con fitta peluria inizialmente su entrambe le facce, successivamente mantenuta solo sulla pagina inferiore, alla quale conferisce la tipica colorazione argentea. Le infiorescenze sono costituite da amenti, i maschili più densi e lunghi. Ambiente: sponde e terreni acquitrinosi. Consigli per la coltivazione e la cura
Latifoglia arborea caducifoglia dal portamento vigoroso e globoso. È specie con buone potenzialità di colonizzazione di terreni aperti grazie ai frutti (disamare) alati; ambiente: boschi e boscaglie, siepi
Albero caducifoglio di grandi dimensioni a foglie caduche, cuoriformi e margine seghettato, pubescenti nella pagina inferiore. I fiori, forniti di brattea con funzione di ala, sono molto profumati e melliferi. Ambiente: boschi di latifoglie.
Grande albero appartenente alla famiglia delle Pinaceae originario della catena dell'Atlante in Nord-Africa; è detto anche cedro argentato per la sfumatura delle foglie. Ha tronco dritto e cilindrico e chioma eretta e piramidale che tende a espandere con l'età. La corteccia è di colore grigio/bruno, fessurata e screpolata. Le foglie sono aghiformi, sempreverdi, disposte a spirale intorno al ramo oppure riunite in ciuffi di 20-45 aghi sui brachiblasti (rami contratti e a crescita lenta), di lunghezza tra 1,5 e 2,5 cm.
Conifera arborea di altezza media (max 20-25 m), spesso ramificata dalla base, con foglie aghiformi riunite a coppie, lunghe 5-10 cm, molto sottili e morbide, di colore verde chiaro. Ambiente: boschi terofili, rupi e scogliere.
Pianta suffruticosa della famiglia delle Lamiaceae, alta al massimo mezzo metro e legnosa solo alla base, dall’intenso e caratteristico odore. Le foglie sono verdi-grigiastre per la presenza di peli stellati, a lamina lanceolata allungata e disposte in posizione opposta lungo il fusto. Il nome comune della specie, come anche quello scientifico del genere (Lavandula), che richiama il gerundio latino del verbo lavare, trae origine dal fatto che queste piante erano molto utilizzate nell'antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo. Ancora oggi la lavanda è diffusamente coltivata (in Italia soprattutto in Piemonte e Toscana) per l’utilizzo nell’industria cosmetica come base per la profumazione di saponi e detersivi. Nel Lazio è presente come alloctona casuale nella zona costiera di Latina in ambiente rupestre.
Albero della famiglia delle Pinacee alto fino a 20-25 metri, originario del Mediterraneo e dell'Asia Minore e ampiamente diffuso nell’Europa occidentale e nord Africa, soprattutto nelle aree litoranee, dove è coltivato per il seme e per rimboschimento. Ha un portamento caratteristico, con un tronco rettilineo o lievemente curvo, spesso biforcato a varie altezze e una grande chioma espansa a globo, col tempo sempre più simile a un ombrello. La corteccia presenta una scorza (ritidoma) dalla classica colorazione marrone-rossiccia che si fessurata in placche allungate. Le foglie sono aghi lunghi accoppiati, da 10 a 20 cm, flessibili e di consistenza coriacea. Gli strobili, detti pigne, sono di forma ovoidale, lunghi 8–15 cm. Impiegano 36 mesi per maturare, e si aprono a maturità per far uscire i semi. Questi ultimi, i pinoli, sono lunghi 2 cm, di color marrone chiaro con un guscio legnoso. Predilige i terreni vulcanici a reazione acida, planiziari e collinari profondi (terreni pozzolanici a Roma e Napoli), e anche rupi in zone litoranee o interne.