SCENARIO NAZIONALE

 

In Italia le prime esperienze si sviluppano in Regione Lombardia agli inizi degli anni 2000 e successivamente in Regione Piemonte. Nel 2007 nasce il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume. Nel 2010 gli obiettivi e le finalità dei CdF vengono sintetizzate per la prima volta in un documento d’indirizzo: la “Carta nazionale dei Contratti di fiume”, ad oggi adottata da 18 Regioni. Dopo un lungo lavoro condotto nei territori ed attraverso le istituzioni, nel 2015, la legittimazione dei CdF a scala nazionale avviene con l’inserimento dell’articolo 68 bis nel Testo Unico Ambientale D.lgs 152 del 2006.

Il ruolo del Contratto di Fiume come strumento volontario è eticamente significativo, all’interno della legge, poiché il suo valore risiede proprio nella volontarietà e nella libera scelta come condizione essenziale. Nello stesso anno in cui arriva il riconoscimento dei CdF nel testo unico ambientale, vede la luce un altro importante documento di riferimento: “Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume”. Il testo è curato dal Tavolo nazionale con il coordinamento del Ministero dell’Ambiente ed ISPRA, alla sua stesura collaborano circa 40 esperti. Il documento di fatto costituisce un complemento all’articolo 68 bis, poiché nasce con l’intento di armonizzare l’interpretazione dei CdF su tutto il territorio italiano. Si tratta di un obiettivo ripreso e sostenuto con forza dal Ministero dell’Ambiente italiano che alcuni anni dopo nel 2017, al fine di dare un sostegno concreto alle Regioni ed ai Distretti idrografici nella diffusione dei CdF, si impegna in prima persona per la creazione di un apposito Osservatorio Nazionale. La nascita dell’Osservatorio serve a favorire la loro armonizzazione (dei CdF), ponendo il Ministero nel ruolo di riferimento nazionale e di guida, con una banca dati per seguirne l’evoluzione e conoscerne punti di forza e debolezza, favorendo scambi e collaborazioni tra le varie esperienze italiane.