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Nel corso 2021, presso il centro dell’associazione con il progetto OSSIGENO sono state messe a dimora varie essenze arboree:
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Nel corso 2021, presso il centro dell’associazione con il progetto OSSIGENO sono state messe a dimora varie essenze arboree:
Arbusto e basso albero caducifoglio; frutti (corniole) commestibili; ambiente: boscaglie e boschi di latifoglie, arbusteti.
Albero che può raggiungere l'altezza massima di 20 m (mediamente 8-10 m), con fusto dai grossi rami irregolari e chioma globosa allargata; spesso il fusto viene capitozzato originando un fascio di rami aperti a ventaglio; è una specie piuttosto rustica e longeva, anche se sovente cariata all'interno del tronco. Foglie grandi (in media 5-8 x 7-10 cm), alterne, dalla lamina morbida, glabra e lucida sulle due facce, dal bordo finemente dentato; foglie dei polloni profondamente lobate. I fiori sono unisessuali o raramente ermafroditi, portati in amenti, i maschili lunghi 2-4 cm, i femminili globosi, lunghi 1-2 cm. I frutti sono infruttescenze ovali-arrotondate (sorosio o mora di gelso) di 1-2 cm, peduncolate, dolci, di colore biancastro, più raramente rossastro o anche nero. Introdotto in Europa dalla Cina in epoca medievale, successivamente acquisì importanza fondamentale per l’allevamento dei bachi da seta, che si cibano delle sue foglie, ed è perciò stato largamente coltivato in Italia, specialmente in pianura padana, fino agli anni ‘60.
Il gelso nero è un basso albero o cespuglio arborescente deciduo con chioma rotonda e allargata e tronco irregolare, che può superare i 100 anni di età; l’epiteto specifico nigra è riferito al colore nerastro delle gemme e non dei frutti. Si differenzia dal M. alba per le foglie pubescenti nella pagina inferiore e ruvide in quella superiore, cuoriformi alla base e dal margine dentato. I fiori sono unisessuali e sono generalmente portati da piante separate o, più raramente, dalla stessa pianta. Dalle infiorescenze femminili originano dei falsi frutti (sorosi) simili a more di rovo allungate di colore rosso-violaceo e sapore dolce. Il gelso nero è originario dell’Asia minore, ma già in epoca antica era ampiamente diffuso in Europa come albero da frutto e successivamente, ma in misura minore rispetto al gelso bianco, per l’allevamento dei bachi da seta.
Piccolo albero (max 10-12 m) caducifoglio. Produce le sorbe, piccoli pomi utilizzati per marmellate; ambiente: boschi e boscaglie
Piccolo albero poco longevo generalmente non più alto di 5 m, con apparato radicale molto espanso; fusto breve e contorto, con rami numerosi e fragili e corteccia grigio. Le foglie sono alterne, palmato-lobate, con picciolo di 3-6 cm, e lamina (5-10 x 8-15 cm) verde scura, ruvida superiormente, pubescente e più chiara di sotto, di forma molto variabile per età e varietà delle piante. L’infiorescenza che poi si trasforma nell’infruttescenza commestibile (i ben noti “fichi”), detta siconio, può essere di colore dal verde–giallo o violetto-bluastro. La specie è “funzionalmente” dioica, cioè sono presenti piante con funzione maschile, che alloggiano l’insetto impollinatore (Blastophaga psenes) nei siconi, dove è anche prodotto il polline, dette fico maschio (o caprifico), e piante con funzione femminile (i veri fichi), che contengono piccolissimi fiori femminili fertili insieme alla polpa dolce e commestibile. I frutti del caprifico invece non sono commestibili in quanto privi di polpa. Sia caprifico che fico possono produrre tre fruttificazioni all’anno, conseguenti alle generazioni dell’insetto: i fioroni precoci (sempre senza semi) a giugno-luglio, i forniti tardo estivi (agosto-settembre); la terza fruttificazione (autunnale) dei cimaroli, è di norma di scarso rilievo nel nostro paese.
Arbusto sempreverde, tra i più tipici della macchia sclerofilla litoranea. Ha chioma fitta e molto ramificata, dal caratteristico odore resinoso e foglie paripennate, composte da 6-10 foglioline; ambiente: macchia mediterranea, dune, boscaglie termofili.
Latifoglia arborea caducifoglia dal portamento vigoroso e globoso. È specie con buone potenzialità di colonizzazione di terreni aperti grazie ai frutti (disamare) alati; ambiente: boschi e boscaglie, siepi
Albero caducifoglio di medie dimensioni, talvolta con portamento arbustivo, con corteccia fessurata longitudinalmente, di colore nero. Le foglie, specie da giovani, hanno la pagina inferiore appiccicosa; ambiente: sponde di fiumi e laghi, acquitrini
Albero caducifoglio anche di grandi dimensioni, che colonizza spesso ambienti rupestri e ruderali (da cui il nome volgare di “spaccasassi”); ambiente: boschi e boscaglie, ruderi e mura. Talora introdotto.
Arbusto e albero caducifoglio dalla precoce fioritura di colore rosa acceso, ampiamente utilizzato nelle alberature urbane; ambiente: arbusteti e boscaglie, rupi termofile.
Albero caducifoglio dal tronco eretto leggermente tortuoso e rami opposti ascendenti, con corteccia liscia grigiastra e opaca. La chioma è ampia con foglie composte imparipennate. È particolarmente adatta alla silvicoltura e a interventi di rimboschimento.
Albero piuttosto longevo, diritto e vigoroso, alto fino a 25 m, corteccia a maturità scura e fessurata longitudinalmente e chioma ampia e densa. Le foglie sono grandi, imparipennate e composte da 5-9 segmenti ellittico-lanceolati a margine intero, con pagina superiore verde scuro ed inferiore nettamente più chiara. Fiori unisessuati: amenti maschili penduli (1x5-8 cm), di colore verde-bruno, fiori femminili all'apice dei rametti dell'anno in gruppi di 1-5. I frutti, solitari o a gruppi, sono caratteristiche drupe, ovali o globose (3-4 x 4-6 cm) con epicarpo carnoso (mallo) verde, ricchissimo di tannino, che copre un endocarpo legnoso marrone chiaro (noce), proteggente a sua volta il seme (gheriglio) a 4 lobi, oleoso e commestibile. Specie probabilmente originaria dell'Asia centro-occidentale, è comunque diffusa da epoca antichissima in tutta l'Europa sud-occidentale.
Albero alto fino a 25-30 metri, dalla chioma piramidale, molto longevo, appartenente alla famiglia delle Magnoliaceae, originaria del sud-est degli Stati Uniti d’America. Le foglie sono di forma ellittica, lunghe fino a 20–30 cm, rigide e coriacee, con la parte superiore lucida e di colore verde scuro e la parte inferiore color ruggine e leggermente pubescente. La fioritura si protrae da maggio o settembre e i fiori, solitari, sono molto grandi ed intensamente profumati; l'impollinazione è entomogama.
Il melo è un piccolo albero deciduo di 3-10 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato radicale superficiale. Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, leggermente seghettate, con apice acuto e base arrotondata, di 5-12 X 3-6 cm, glabre superiormente e leggermente tomentose sulla pagina inferiore. I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-rosato e riuniti in piccoli corimbi. La fioritura avviene in primavera, contemporaneamente alla ripresa vegetativa. L'impollinazione è entomofila. Il frutto, detto pomo, o più comunemente mela, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale ed è perciò un falso frutto, mentre il frutto vero, derivato dall'accrescimento dell'ovario, è costituito in realtà dal torsolo. Il centro di origine del melo selvatico progenitore del melo coltivato sembra sia il Kazakistan.
Pianta per lo più a portamento arboreo ma talvolta anche arbustivo è ampiamente adattabile, con capacità di agire come specie pioniera su suoli poveri. È diffusa dal livello del mare fino al piano montano, dove predilige suoli poveri di acqua.
Grande albero, che può raggiungere i 35 m di altezza e diametri superiori al metro, meno longevo delle altre querce caducifoglie. Ha tronco dritto e slanciato, in bosco ramificato dal terzo superiore e chioma mediamente densa. La corteccia, dapprima grigia e liscia, dopo una decina di anni forma solchi profondi di colore rossastro, più evidenti nella stagione vegetativa. Le foglie sono di forma molto variabile, tardivamente caduche e scabre superiormente; spesso profondamente lobate, quasi a toccare la nervatura centrale, in numero di 4-7 lobi per lato, sono però molto variabili, anche nella stessa pianta e/o in diverse fasi fenologiche. Le ghiande sono grandi e coperte fino a metà da una cupola emisferica, formata caratteristicamente da squame divergenti lunghe anche 1 cm; contengono molto tannino e sono perciò poco appetite dagli animali. Il legno è poco pregiato; in passato veniva impiegato per la produzione di traverse ferroviarie e doghe da botti, ma oggi è utilizzato quasi esclusivamente come legna da ardere e per la produzione di carbone. È una specie tendenzialmente mesofila, sebbene possa vegetare in un ampio range altitudinale, essendo, di fatto, limitata verso il basso dalla lecceta e verso l’alto dalla faggeta. Nei riguardi del terreno l'optimum è rappresentato da suoli vulcanici a reazione sub-acida.
Albero alto fino a 25 m con chioma sempreverde; il tronco presenta una scorza rugosa grigio-brunastra, screpolata in placchette subrettangolari. Grazie alla particolare resistenza alle avversità e ai danni da inquinamento è molto comune come albero ornamentale nel verde urbano.
Quercia caducifoglia dalla chioma ampia e rada, che raramente raggiunge i 20-25 m di altezza; ambiente: boschi termofili, arbusteti su pendii assolati
Albero sempreverde che può raggiungere i 20 – 25 metri di altezza e un diametro del tronco di un paio di metri. La chioma è molto espansa. La corteccia, da cui si ricava il sughero, è spessa e spugnosa, rende la pianta particolarmente resistente agli incendi.
Albero caducifoglio di grandi dimensioni a foglie caduche, cuoriformi e margine seghettato, pubescenti nella pagina inferiore. I fiori, forniti di brattea con funzione di ala, sono molto profumati e melliferi. Ambiente: boschi di latifoglie.
Specie sempreverde con portamento sia arboreo sia arbustivo, raggiunge al massimo 8 – 10 metri di altezza; il tronco è sempre molto ramificato e la chioma è compatta. Le caratteristiche bacche dalla buccia rossa rugosa maturano in autunno
Pianta suffruticosa della famiglia delle Lamiaceae, alta al massimo mezzo metro e legnosa solo alla base, dall’intenso e caratteristico odore. Le foglie sono verdi-grigiastre per la presenza di peli stellati, a lamina lanceolata allungata e disposte in posizione opposta lungo il fusto. Il nome comune della specie, come anche quello scientifico del genere (Lavandula), che richiama il gerundio latino del verbo lavare, trae origine dal fatto che queste piante erano molto utilizzate nell'antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo. Ancora oggi la lavanda è diffusamente coltivata (in Italia soprattutto in Piemonte e Toscana) per l’utilizzo nell’industria cosmetica come base per la profumazione di saponi e detersivi. Nel Lazio è presente come alloctona casuale nella zona costiera di Latina in ambiente rupestre.
Arbusto o piccolo albero (fino a 5-6 m di altezza), il biancospino selvatico è un elemento dei boschi freschi collinari e montani e degli arbusteti di ricolonizzazione. Molto simile al biancospino comune, se ne differenzia per le foglie ellittico-obovate, dai lobi meno profondi e marcati. Sia le foglie che i frutti (piccoli pomi ellissoidali rossi di 8-10 mm di diametro) hanno proprietà officinali. Il legno di colore rossastro, duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Ambiente: boschi mesofili, margini forestali e arbusteti Consigli per la coltivazione e la cura
Piccolo albero a crescita molto lenta che può vivere sino a 500 anni. Il tronco è sinuoso e la corteccia liscia; i fiori di colore bianco molto profumati e i frutti rossi persistenti ne fanno una pianta molto usata negli arredi urbani.
È un arbusto della famiglia delle Fabaceae (leguminose) alto fino ad 8 metri, dal fusto verdastro, spesso policormico, con rami espansi verde scuro e ramoscelli penduli e pubescenti. Le foglie hanno un lungo picciolo e sono composte da tre foglioline pelose inferiormente. I fiori, molto profumati, sono di colore giallo oro, riuniti in densi racemi penduli lunghi fino a 25 cm; la fioritura avviene tipicamente in maggio, da cui il nome comune. I frutti sono legumi dai numerosi semi neri contenenti un alcaloide estremamente velenoso per l'uomo (ma anche per capre e cavalli). È una buona essenza forestale per il forte sviluppo dell’apparato radicale che facilita il rimboschimento di scarpate e di terreni sciolti. Il legno, molto resistente, di colore giallo/bruno, in passato veniva utilizzato per la costruzione degli archi. Ambiente: boschi di latifoglie Consigli per la coltivazione e la cura
Il nespolo comune è un piccolo albero della famiglia delle Rosaceae, dalla chioma ampia, che può raggiungere i 4-5 m di altezza. È un albero longevo, che può diventare anche pluricentenario, dalla crescita molto lenta. È considerata una specie alloctona naturalizzata, essendo originaria del vicino oriente, ma la sua diffusione ad opera dell’uomo ha origini antichissime. Nelle piante selvatiche i giovani rami sono spinosi. Le foglie sono lanceolate, piuttosto grandi, tomentose nella pagina inferiore. La fioritura, molto abbondante, è piuttosto tardiva (in genere nel mese di maggio). È pianta molto visitata dalle api. Il frutto, detto nespola, è un pomo subsferico ricco di tannino e può essere consumato solo dopo maturazione successiva alla raccolta tardo autunnale. Ambiente: boschi e boscaglie termofile Consigli per la coltivazione e la cura