Per scelta didattica, il caso che Clarice propone a complemento del percorso si auto-apprendimento ha duplice natura. Esso è riferito ad una persona interessata a dare valore alla propria esperienza di studio, lavoro e vita, “trasformandola” in una qualifica professionale certificata. Alla base di tale obiettivo vi è evidentemente una positiva auto-valutazione degli apprendimenti maturati attraverso il proprio vissuto. Non necessariamente però tale visione personale è condizione sufficiente per ottenere quanto desiderato.
Qui si pone il servizio di identificazione e messa in trasparenza.
In primis esso è rivolto ad individuare nel repertorio di un ente titolato una qualificazione coerente con le esperienze esposte dal richiedente, assumendo le relative unità di competenza che la costituiscono come il riferimento per la rappresentazione trasparente degli apprendimenti maturati, in vista della loro certificazione. Per quanto tale esercizio non abbia in sé natura valutativa (la valutazione sarà svolta successivamente, sulla base del Documento di trasparenza e delle relative evidenze, attraverso il servizio di validazione), è possibile che porti alla maturazione della consapevolezza, da parte del richiedente, della parziale insufficienza delle proprie competenze.
In una logica di apprendimento permanente non si tratterebbe però tanto di un fallimento, quanto piuttosto della possibilità (all’inizio non conosciuta o non presa molto in considerazione) di mettere in trasparenza la propria esperienza verso i contenuti di un percorso formativo di qualifica (la stessa qualifica che si intendeva acquisire per certificazione diretta), al fine del riconoscimento di crediti di frequenza e, ove del caso, del credito di ammissione.
Come si è già avuto modo di segnalare più volte, l’architettura del sistema regionale di messa in valore degli apprendimenti è costruita proprio per rendere possibile la duplice spendibilità in valore delle esperienze maturate.
Il caso proposto è volutamente aperto ad entrambi gli esiti. Esso vede rappresentata la medesima storia di vita attraverso due distinti Documenti di trasparenza, eguali nella sostanza ma ognun di essi riferito ad uno standard diverso: unità di competenza nel caso della certificazione; unità di risultato di apprendimento, nel caso del riconoscimento dei crediti.
Ovviamente non esiste un Documento “giusto in sé”: ognuno sceglie di rappresentare la propria esperienza, anche avvalendosi dei consigli dell’operatore abilitato, come meglio crede. Del resto, il Documento di trasparenza è una attestazione di parte prima, sotto la diretta responsabilità del suo portatore. I documenti proposti sono esempi indicativi, ma non esaustivi o di valore assoluto. Altre lezioni dei testi sono egualmente possibili.
Il caso didattico è composto dai seguenti materiali, scaricabili a questo link:
– Standard professionale (qualificazione) identificato dall’operatore abilitato, attraverso consultazione dell’Atlante, quale maggiormente coerente con l’esperienza
– Standard di percorso formativo relativo alla qualificazione, articolato in termini di Unità di risultato di apprendimento;
– Curriculum vitae del richiedente il servizio;
– Block notes dell’operatore
– Documento di trasparenza a fini di validazione e certificazione delle competenze;
– Documento di trasparenza a fini di riconoscimento dei crediti formativi.
Sono omesse per brevità le evidenze richiamate nei Documenti di trasparenza.
Tutti i materiali informativi sono verosimili ma fittizi; in particolare lo standard di qualificazione e lo standard di percorso formativo non hanno una effettiva corrispondenza con i relativi repertori di alcun ente titolare.
Tutti i materiali messi a disposizione sono ovviamente output di processi (redazione del CV, colloqui fra richiedente ed operatore, navigazione dell’Atlante, redazione dei Documenti di trasparenza) del cui svolgi-mento non è possibile dare qui diretta evidenza. In questo non superabile limite, l’uso che si consiglia del caso è duplice:
- l’osservazione della policy di redazione dei documenti (“come sono scritti”);
- la “ricostruzione” dei possibili passaggi (p.e. le domande chiave) che l’operatore abilitato ha verosimil-mente dovuto affrontare per giungere ai risultati proposti.
Al fine di una migliore “immedesimazione”, si assuma che l’intero servizio di identificazione e messa in trasparenza sia stato svolto in tre incontri da 2,5 ore cadauno, il primo concluso dalla scelta della qualificazione e dal primo esame delle sue competenze; il secondo rivolto all’approfondimento narrativo ed alla progressiva redazione della bozza di Documento di trasparenza a fini certificatori; il terzo al completamento del Documento ed alla redazione della sua versione alternativa, relativa al riconoscimento dei crediti formativi.
Per chiarezza, si rammenta che per gli standard della Regione Lazio la messa in trasparenza è svolta, sulla base del patto di servizio, o con finalità “certificatoria”, o con finalità di “riconoscimento dei crediti”. La scelta da parte dell’individuo interessato di una fra le due prospettive d’uso avviene a monte, sulla base di colloquio informativo ed orientativo.
Nei paragrafi che seguono sono proposte alcune riflessioni sui diversi passaggi.
Il processo di identificazione si è svolto sulla base della auto-presentazione del richiedente, integrata dalla lettura congiunta del CV e di un primo insieme di evidenze. L’operatore abilitato ha utilizzato gli elementi informativi apparentemente più importanti per individuare, attraverso navigazione sull’Atlante, dapprima il Settore Economico Professionale di riferimento (Area comune) e successivamente il processo (Amministrazione, finanza e controllo di gestione), la sequenza (Gestione strategica delle attività economico-finanziarie e fiscali) ed infine l’ADA 25.228.744 – Controllo di gestione e contabilità analitica.
Su questa prima base si è svolto un approfondimento relativo ad attività oggetto di evocazione da parte del richiedente non ricomprese nell’ADA individuata, giungendo ad integrarla con l’Area 25.228.743 – Gestione del bilancio d’esercizio e dei processi amministrativi e contabili.
Dalle due ADA si è infine giunto, esaminando il repertorio dell’ente titolare di interesse (la Regione “X”), ad individuare alcune qualificazioni. Il richiedente, pur reso consapevole dall’operatore dell’importanza di scegliere una qualificazione il più possibile coerente con la propria esperienza, ha in realtà concluso la fase di identificazione optando per il profilo di “Tecnico analista e del controllo di gestione di piccole imprese”.
Il colloquio è stato centrato dapprima sulle attività (“nell’esperienza … che cosa facevi? …”). Una volta identificate alcune possibili qualificazioni, sulle relative conoscenze (“hai mai studiato/sentito parlare di/avuto a che fare con/… questi contenuti? …”), abilità (“hai ma fatto queste cose? Ti sei mai occupato di questi problemi? Hai mai utilizzato questi strumenti? Ti sei mai relazionato con questi tipi di persone? …”) e grado di autonomia e responsabilità (“lavoravi da solo/con altri; avevi un responsabile/coordinavi altri; ricordi episodi critici? Se sì, cosa hai fatto? …”).
Dopo aver intestato il Documento di trasparenza con le Unità di Competenza costituenti il profilo di “Tecnico analista e del controllo di gestione di piccole imprese”, le interazioni fra richiedente ed operatore abilitato si sono focalizzate dapprima sul “recupero” di tutti gli elementi informativi utili alla caratterizzazione oggettiva delle singole esperienze ed al recupero delle relative evidenze. Per ognuna di esse, la tipica “intervista narrativa” ha affrontato temi quali la rappresentazione del contesto (“che tipo di impresa era? Quanti addetti? Quanti in area amministrazione e controllo? Quale modello organizzativo? Quali tecnologie?” …), i ruoli svolti, le risorse utilizzate, le modalità di apprendimento, gli eventuali incidenti critici.
Durante l’intervista sono emerse ulteriori dettagli, che si è valutato utile porre in trasparenza. Si è inoltre deciso di omettere alcune esperienze, in quanto ritenute non utili, in ragione delle caratteristiche delle Unità di competenza di interesse.
Terminata la ricostruzione degli aspetti oggettivi, si è infine passati alla redazione dei testi soggettivi, costi-tuenti la matrice di messa in trasparenza. L’operatore abilitato ha accompagnato il richiedente alla lettura “Unità di Competenza per Unità di Competenza” dello standard professionale (qualifica di Tecnico analista e del controllo di gestione di piccole imprese), attraverso domande rivolte a produrre una motivata rappresentazione di “cosa” esso crede di aver appreso dalle proprie esperienze.
A man a mano che questo esercizio procedeva, è emerso con un certo imbarazzo da parte del candidato che i contenuti di conoscenza ed abilità di almeno un paio di Unità di competenza del profilo gli erano in larga misura ignoti, sia dal punto di vista teorico, sia nella pratica. Si è comunque convenuto di portare a termine la messa in trasparenza, nell’idea però di redigere un secondo documento, rivolto al più “abbordabile” riconoscimento di crediti formativi.
Prima di passare a quest’ultimo aspetto, è importante osservare come gli appunti del block notes dell’operatore (in particolare i testi in evidenziato giallo) sono divenuti testi “trasparenti”.
Nell’idea del richiedente, la redazione del Documento di trasparenza rivolto al riconoscimento dei crediti si sarebbe basata sul “riuso” di quanto già redatto a fini di validazione e certificazione, ma subito è emersa l’impossibilità del mero “copia e incolla”. La trasparenza rivolta ai crediti richiede ovviamente di intestare il relativo documento (dal format leggermente diverso dal primo) con altre variabili.
In questo caso, si è resa innanzitutto evidente la necessità di richiedere il credito di ammissione, visto che il percorso formativo prevede quale requisito di accesso il possesso di diploma di scuola secondaria superiore, non posseduto dal nostro candidato. Una ulteriore riflessione ha portato quest’ultimo a richiedere altresì il credito di frequenza sul tirocinio curriculare (che avrebbe del resto difficoltà a frequentare).
Su questa base, l’operatore ha provveduto ad intestare il nuovo documento di trasparenza con i pre-requisiti relativi alla ammissione utilizzando a tal fine le tre dimensione di EQF Livello 4 (conoscenze, abilità, autonomia e responsabilità, con riferimento al Decreto 8 gennaio 2018), a cui ha aggiunto il tirocinio curriculare. Si veda per chiarezza la matrice di trasparenza del Documento.
Ciò ha reso necessario da un lato recuperare alcune esperienze che originariamente erano state scartate (fra cui gli studi svolti dal richiedente) ; dall’altro redigere nuovi testi “soggettivi” (quelli che popolano la matrice, costruita sulla nuove dimensioni), potendo restare invece eguali le rappresentazioni oggettive. Questo è un punto metodologicamente importante: l’esperienza “in sé” (ovvero nelle sue caratteristiche puramente descrittive) non cambia, mentre la sua rappresentazione soggettiva sì, visto che avviene verso dimensioni ben diverse (qui un livello EQF, precedentemente delle Unità di competenza).
Per completare lo studio del caso è dunque molto opportuno il confronto critico fra le due matrici.