In Italia il tema ampio della messa in valore degli apprendimenti individuali – soprattutto di quelli a natura non formale ed informale – è stato oggetto di attenzione da parte del legislatore solo in tempi recenti (dal 2012).
In questo presente, le norme applicative – parte delle quali ancora in fase evolutiva – prevalgono nettamente sulle pratiche, a fronte del profondo cambiamento culturale che il passaggio “dalla formazione all’apprendimento” implica. Ci si trova oggi impegnati nell’effettiva costruzione di un sistema in potenza profondamente innovativo, fondato su presupposti di valore – prima ancora che su metodi e tecniche – non diffusi nelle coscienze dei suoi potenziali attori.
Tutto ciò assume particolare rilievo guardando alla acquisizione delle competenze alla base della abilitazione degli operatori, risorsa essenziale per l’esercizio delle funzioni di individuazione e validazione e di certificazione. L’attuale stato in divenire del sistema non offre molte “storie” – sia di formazione degli operatori, sia di applicazione delle funzioni a cui essi devono abilitarsi – da assumere quali esempi e contesti di apprendimento riflessivo. Al contempo sono ancora aperti nodi problematici, uno fra tutti i modi e le conseguenze della transizione da un approccio centrato sulla formazione “in aula eguale per tutti” ad uno fondato sulla valorizzazione di quanto maturato nel corso della vita e sulla conseguente individualizzazione dell’approccio.
In questa fase, dunque, divenire un operatore abilitato assume il senso di partecipare alla costruzione stessa del sistema.
Se guardiamo al contenuto delle Unità di competenza abilitanti, traduzione dei livelli essenziali di prestazione definiti dall’Allegato 8 del Decreto 30 giugno 2015 si osserva la compresenza di tre aspetti importanti:
– molti elementi “presi in sé” non appaiono necessariamente innovativi, trovando rilevanti presenze sia nelle aule universitarie, sia in insiemi anche eterogenei di pratiche. A prima vista, le novità sembrano rintracciabili quasi solo nel linguaggio normativo e nei riferimenti tecnico-procedurali propri del campo applicativo;
– al contempo, la “combinazione” di questi elementi, rappresentata dai risultati attesi e dai relativi indicatori, propone una prospettiva d’uso inedita (messa in trasparenza, validazione, certificazione, riconoscimento dei crediti ed individualizzazione dei percorsi, …), nettamente differente dalle pratiche diffuse (una per tutte, il “bilancio delle competenze”);
– infine, le competenze abilitanti sono una risorsa “per agire professionalmente sugli altri” e, al medesimo tempo, “per agire su se stessi”, ove questo secondo aspetto è strettamente necessario per la corretta ed efficace acquisizione del primo. Il caso più caso evidente è quello della identificazione e messa in trasparenza degli apprendimenti, richiesta ai candidati alla abilitazione come esercizio obbligatorio al fine dell’esame, con riferimento alle proprie esperienze auto-valutate coerenti, a dimostrazione del possesso delle competenze oggetto di certificazione. La ratio è chiaramente basata sul principio che “chi non è in grado di rappresentare se stesso, probabilmente non sarà un grande supporto agli altri…”.
Le Unità di competenza a natura abilitante hanno dunque natura più complessa di quanto, a prima vista, possa apparire:
– sono una combinazione “diversa” – per filosofia d’uso e quadro di riferimento – di nuclei di conoscenze ed abilità sicuramente già depositate, probabilmente in modo disomogeneo, in vari luoghi del sistema;
– al contempo, si basano su un insieme di nuovi costrutti non molto presenti nella tradizione dei sistemi educativi, formativi e del lavoro. In particolare costituiscono fondamentali novità i) i rapporti fra sapere codificato (tipico prodotto dell’apprendimento formale) e sapere pratico , nelle sue componenti euristiche e tacite (tipici dell’apprendimento non formale ed informale “in situazione”) e ii) il rapporto fra valutazione apprezzativa e valutazione misurativa, entrambe applicate a competenze, invece che a “discipline”;
– infine, hanno natura intrinsecamente auto-riflessiva, nel senso che il loro apprendimento non può essere disgiunto da una attenta pratica critica su se stessi, amplificata ove possibile da momenti di confronto dialettico con “supervisori” o, più facilmente, colleghi.
Quanto sopra introdotto può essere tradotto, dal punto di vista pratico, in un insieme di indicazioni di indirizzo (“consigli”) su come approcciare il percorso di apprendimento delle Unità di competenza abilitanti, fino allo svolgimento dei relativi esami, svolti in modalità certificatoria. Ciò guardando soprattutto a chi ha maturato esperienza professionale o di studio universitario in ambiti quali l’orientamento, la selezione, l’incontro domanda-offerta, la valutazione.
Il primo aspetto, imprescindibile, è l’acquisizione di un chiaro rapporto fra il “know-why” (il “sapere perché”) ed il “know-how” (il “sapere come”). Le competenze (non solo quelle abilitanti…) non possono essere ridotte alla sola dimensione tecnico-applicativa, la nozione di professionalità richiedendo una sviluppata consapevolezza del quadro dei principi e dei valori entro cui la loro applicazione assume senso. Nel nostro caso, il “sapere perché” non è riducibile alla sola conoscenza delle norme: ciò che occorre non è un approccio doveristico (“lo dice la legge”), ma la consapevolezza del cambiamento di paradigma proprio della presa in conto, nella loro interezza, di tutti gli apprendimenti individuali, posti – ben oltre le loro differenze – su uno stesso piano di valore. Con il conseguente riconoscimento di diritti e l’articolazione individuale di politiche e pratiche. La comprensione dei “perché” è necessaria per cogliere la differenza fra un sistema centrato sull’offerta come generale/generica risposta ad un bisogno ed un sistema centrato sulla messa in valore di ciò che un individuo già possiede, condizione per costruire percorsi di sviluppo – anche discontinuo – a dimensione di vita.
Un secondo aspetto, immediatamente discendente dal primo, è l’importanza di un esercizio di “reframing” (re-inquadramento) di ciò che già si conosce, in quanto operatore con esperienza, ponendo in diverso ordine e prospettiva i vari costrutti di conoscenza ed abilità posseduti. Si tratta soprattutto di evitare due possibili fraintendimenti: che di fatto “nulla cambi”, in quanto “ci si trova di fronte alle solite cose” (“lo sto già facendo da anni…”) e, a contrario, che “tutto cambia in modo confliggente” (“ciò che ho appreso i questi anni ora mi si dice essere sbagliato…”). Un esempio classico è il rapporto fra identificazione-validazione e certificazione da un lato, e bilancio delle competenze dall’altro. Non si tratta né “della stessa cosa”, né di due approcci fra loro opposti: chi conosce le tecniche del bilancio – se le re-inquadra nel nuovo sistema di coordinate di senso e di valore – si troverà sicuramente avvantaggiato nell’apprendimento delle competenze abilitanti.
Un produttivo approccio all’apprendimento è dunque il cosciente e ricercato “distanziamento” dalla propria esperienza, al fine di rileggerla nella nuova prospettiva, sapendo trovare in essa continuità e discontinuità. Un passaggio fondamentale di questo approccio auto-riflessivo è la pratica su di sé del processo di identificazione e messa in trasparenza dei propri apprendimenti. Dalla produzione di una adeguata narrazione biografico-cognitiva alla sua successiva rappresentazione – oggettiva e soggettiva – rispetto ai riferimenti di conoscenza ed abilità delle competenze abilitanti. E’ la strada, richiesta esplicitamente come condizione di accesso all’esame, di auto-produzione del proprio Documento di trasparenza.
L’apprendimento auto-riflessivo è rafforzato e corretto da possibili distorsioni attraverso la pratica del confronto fa pari (peer review), guardando ai colleghi con cui si intraprende il percorso di abilitazione, come a chi è già iscritto all’elenco regionale. Il mutuo racconto delle esperienze ha grande importanza per trasmettere gli aspetti taciti del mestiere, salienti nell’esercizio di un approccio transattivo verso i destinatari. Anche la dialettica fra la fase di messa in trasparenza e quella successiva di valutazione “distaccata” dei relativi esiti assume grande importanza per riflettere sulle diverse prospettive d’uso dello stesso documento.
Ancora, non si può sottovalutare la grande importanza della messa in pratica di quanto oggetto di studio, non solo attraverso l’auto-redazione del proprio Documento di trasparenza ma, ove possibile, con l’affiancamento in situazione professionale di operatori abilitati o la simulazione. Un caso apparentemente “limite” è in questo senso lo svolgimento dell’esame, ove sia concluso (purtroppo) da esito negativo. Analizzando ciò che è accaduto vi è sempre molto da apprendere. In commissione siedono operatori già abilitati: siamo dunque nuovamente in un contesto auto-riflessivo e di peer review.
Infine, un suggerimento sulla progressione dell’apprendimento. Come noto, dal punto di vista del procedimento, la certificazione della prima Unità di competenza (“Accompagnare e supportare l’individuazione e la messa in trasparenza delle competenze, anche al fine del riconoscimento dei crediti formativi”) è propedeutico alla acquisizione delle altre due, mentre fra queste ultime non vi è alcuna relazione formale. La natura della tematica valutativa consiglia però di affrontare il tema del riconoscimento dei crediti, basato su un approccio apprezzativo, prima di quello della certificazione, che richiede invece un approccio misurativo, differente dalla classica lezione docimologica.
Una risorsa molto importante per dare forma e sostanza al processo di apprendimento delle competenze abilitanti è il MOOC (Massive Open Online Course) VALI.CO curato da INAPP. Esso ha natura generale, non entrando dunque nelle specificità dei singoli sistemi regionali, ove – come nel caso del Lazio – sono state fatte scelte di implementazione di quanto disposto dalla normativa nazionale più articolate sia negli strumenti (ad esempio guardando al Documento di trasparenza), sia nel campo applicativo (tutta la tematica del riconoscimento dei crediti). Seguendo i percorsi che ti propone, metterai a fuoco il senso e logica di quanto definito dal D.lgs 13/13 e dal successivo Decreto 30 giugno 2015, acquisendo linguaggio e consapevolezza dei passaggi chiave dei processi di individuazione e validazione e di certificazione delle competenze.
Il completo utilizzo delle risorse poste a disposizione da VALI.CO è un passaggio propedeutico assolutamente consigliato, dal quale procedere poi con i necessari approfondimenti del sistema di messa in valore degli apprendimenti della Regione Lazio.
CLARICE – Centro risorse della Regione Lazio per il riconoscimento dei crediti formativi e la certificazione delle competenze, non è un ambiente di apprendimento on line, quanto – come la sua stessa denominazione indica – un insieme strutturato di risorse a supporto di tutti gli attori (individui, operatori, enti titolati, la Regione stessa) che partecipano al sistema regionale di messa in valore degli apprendimenti.
L’organizzazione delle pagine, la policy di redazione dei testi ed il forte ricorso ad una struttura ipertestuale avvicinano CLARICE ad una risorsa wiki. Anche la sua natura dinamica – soprattutto guardando a risorse quali il glossario, le norme e le esemplificazioni – va in questa direzione.
Navigando nella sezione a supporto della acquisizione delle competenze abilitanti, potrai accedere all’insieme dei materiali sviluppati e testati nell’ambito del progetto pilota “Formazione Valore Apprendimento”, realizzato dalla Regione Lazio in modo propedeutico e funzionale alla attivazione dei percorsi di preparazione alla abilitazione del primo nucleo di operatori. Si tratta di supporti a lezioni frontali in aula ed esercitazioni di gruppo ed individuali, condotte anche a distanza. Come tali essi possono facilmente risultare, in questo contesto, di non immediata fruibilità, mancando qui l’accompagnamento della parola e delle interazioni proprie di situazioni di apprendimento “in presenza”.
Per questa ragioni i materiali sono affiancati in CLARICE da una sintetica linea guida alla lettura, rivolta a chiarire il senso dei principali passaggi e fornire chiavi interpretative e di approfondimento.
Clicca qui per accedere ai supporti di apprendimento dell’Unità di competenza “Accompagnare e supportare l’individuazione e la messa in trasparenza delle competenze, anche al fine del riconoscimento dei crediti formativi”.
Clicca qui per accedere ai supporti di apprendimento dell’Unità di competenza “Pianificare e realizzare le attività valutative rivolte al riconoscimento dei crediti formativi”.
Clicca qui per accedere ai supporti di apprendimento dell’Unità di competenza “Pianificare e realizzare le attività valutative rivolte alla validazione delle competenze”.
Infine, in piena applicazione del sistema di messa in valore degli apprendimenti, la Regione ha sviluppato, per ogni Unità di competenza a natura abilitante, uno standard di percorso formativo, base per l’autorizzazione di offerta a libero mercato, funzionale all’accesso all’esame certificatorio. A questa pagina trovi, oltre alla descrizione delle Unità di competenza, i rimandi ai singoli standard di percorso.
Da questa pagina invece accedi alla banca dati dell’offerta formativa della Regione Lazio. Per verificare la presenza di corsi propedeutici alla abilitazione valorizza il campo “Settore” con la voce “Servizi di educazione, formazione e lavoro” e premi il tasto “Ricerca”.